Italian: Giovanni Diodati Bible (1649) 1POI Davide se ne fuggì di Naiot, ch’è in Rama, e venne a Gionatan, e gli disse in faccia: Che ho io fatto? quale è la mia iniquità, e quale è il mio peccato inverso tuo padre, ch’egli cerca di tormi la vita?
2E Gionatan gli disse: Tolga ciò Iddio; tu non morrai; ecco, mio padre non suol far cosa alcuna, nè piccola nè grande, ch’egli non me ne faccia motto. E perchè mi avrebbe mio padre celato questa cosa? questo non è.
3Ma Davide replicò, giurando, e disse: Tuo padre sa molto bene che io sono in grazia tua; e perciò egli avrà detto: Gionatan non sappia nulla di questo, che talora egli non se ne conturbi. Ma pure, come vive il Signore, e come l’anima tua vive, non v’è se non un passo fra me e la morte.
4E Gionatan disse a Davide: Che desidera l’anima tua, ed io tel farò?
5E Davide disse a Gionatan: Ecco, domani è la nuova luna, nel qual giorno io soglio seder col re a mangiare; lasciami dunque andare, ed io mi nasconderò per la campagna fino alla sera del terzo giorno.
6Se pur tuo padre domanda di me, di’: Davide mi ha istantemente richiesto di poter andar correndo in Bet-lehem, sua città; perciocchè tutta la sua nazione fa quivi un sacrificio solenne.
7Se egli allora dice così: Bene sta; e’ va bene per lo tuo servitore; ma, se pur si adira, sappi che il male è determinato da parte sua.
8Usa adunque benignità inverso il tuo servitore, poichè tu hai fatto entrare il tuo servitore teco in una lega giurata per lo Nome del Signore; e se pur vi è iniquità in me, fammi morir tu; e perchè mi meneresti a tuo padre?
9E Gionatan gli disse: Tolga ciò Iddio da te; perciocchè, se io so che il male sia determinato da parte di mio padre, per fartelo venire addosso, non te lo farò io sapere?
10E Davide disse a Gionatan: Chi me lo rapporterà, se pur tuo padre ti fa qualche aspra risposta?
11E Gionatan disse a Davide: Vieni, usciamo fuori alla campagna. E uscirono amendue fuori alla campagna. 12Allora Gionatan disse a Davide: O Signore Iddio d’Israele, quando domani, o posdomani, intorno a quest’ora, io avrò tentato mio padre, ed ecco, egli sarà di buon animo inverso Davide, se allora, o Davide, io non mando a fartelo sapere, 13così faccia il Signore a Gionatan, e così gli aggiunga. Ma, se piace a mio padre farti male, io te lo farò sapere, e ti lascerò andare, e tu te ne andrai in pace; e sia il Signore teco, come egli è stato con mio padre. 14E se pure io sono ancora in vita, non userai tu inverso me la benignità del Signore, sì che io non muoia? 15E non farai tu che la tua benignità non venga giammai in perpetuo meno inverso la casa mia, nè anche quando il Signore distruggerà ciascuno de’ nemici di Davide d’in su la terra? 16Gionatan adunque fece lega con la casa di Davide; ma il Signore domandò conto a’ nemici di Davide. 17Gionatan ancora scongiurò Davide per l’amore che gli portava; perciocchè egli l’amava come l’anima sua. 18Poi Gionatan gli disse: Domani è nuova luna; e tu sarai domandato; perciocchè il tuo seggio sarà vuoto. 19Or aspetta fino al terzo giorno; poi scendi prestamente, e vieni al luogo, nel quale tu ti nascondesti in quel dì d’opera; e dimora presso alla pietra che mostra il cammino. 20Ed io tirerò tre saette allato ad essa, come se io le tirassi ad un bersaglio. 21Ed ecco, io manderò il mio garzone, dicendogli: Va’, trova le saette. Allora, se dico al garzone: Ecco, le saette son di qua da te; prendile, e vientene; perciocchè i fatti tuoi staranno bene, e non vi sarà nulla; sì, come vive il Signore. 22Ma, se io dico al garzone: Ecco, le saette son di là da te; vattene, perciocchè il Signore ti manda via. 23Ora, intorno al ragionamento che abbiamo tenuto insieme, tu ed io, ecco, il Signore ne è testimonio fra me e te, in perpetuo. 24Davide adunque si nascose nel campo; e, venuto il giorno della nuova luna, il re si pose a sedere a tavola per mangiare. 25Il re adunque si pose a sedere in su la sua sedia, come l’altre volte, cioè: in su la sedia d’appresso alla parete; e Gionatan si levò, ed Abner si pose a sedere allato a Saulle, e il luogo di Davide era vuoto. 26E Saulle non disse nulla in quel giorno; perciocchè diceva fra sè stesso: Questo è qualche accidente, onde egli non è netto; di certo egli non è netto. 27Ora il giorno appresso la nuova luna, ch’era il secondo, il luogo di Davide era ancora vuoto; e Saulle disse a Gionatan, suo figliuolo: Perchè non è venuto il figliuolo d’Isai a mangiare, nè ieri, nè oggi? 28E Gionatan rispose a Saulle: Davide mi ha istantemente richiesto che io lo lasciassi andare fino in Bet-lehem. 29E mi ha detto: Deh! lasciami andare; perciocchè noi facciamo un sacrificio della nostra nazione nella città; e il mio fratello istesso mi ha comandato che io ci andassi; ora dunque, se io sono in grazia tua, lascia, ti prego, che io fugga, e visiti i miei fratelli; perciò egli non è venuto alla tavola del re. 30Allora l’ira di Saulle si accese contro a Gionatan; ed egli gli disse: O figliuolo di madre perversa e ribelle, non so bene io che tu tieni la parte del figliuol d’Isai, a tua vergogna, ed a vergogna della tua vituperosa madre? 31Perciocchè tutto il tempo che il figliuolo d’Isai viverà in su la terra, non sarai stabilito, nè tu, nè il tuo reame. Ora dunque, manda per esso, e fammelo venire; perciocchè convien ch’egli muoia. 32E Gionatan rispose a Saulle, suo padre, e gli disse: Perchè sarebbe egli fatto morire? che ha egli fatto? 33E Saulle lanciò la sua lancia contro a lui, per ferirlo. Allora Gionatan conobbe ch’era cosa determinata da suo padre di far morire Davide. 34Ed egli si levò da tavola acceso nell’ira; e quel secondo giorno della nuova luna non mangiò cibo alcuno; perciocchè egli era addolorato per cagion di Davide, e perchè suo padre gli avea fatto vituperio. 35La mattina seguente adunque Gionatan uscì fuori alla campagna, al tempo ch’egli avea assegnato a Davide, avendo seco un piccolo garzone. 36Ed egli disse al suo garzone: Corri, trova ora le saette che io trarrò. E il garzone corse, e Gionatan tirò le saette, per passar di là da esso. 37E, come il garzone fu giunto al segno, al quale Gionatan avea tratte le saette, Gionatan gridò dietro a lui, e disse: Le saette non sono elleno di là da te? 38E Gionatan gridava dietro al garzone: Va’ prestamente, affrettati, non restare. E il garzone di Gionatan raccolse le saette, e se ne venne al suo padrone. 39Così il garzone non seppe nulla del fatto. Davide solo e Gionatan lo sapevano. 40E Gionatan diede i suoi arnesi a quel suo garzone, e gli disse: Vattene, portali nella città. 41Come il garzone se ne fu andato, Davide si levò dal lato del Mezzodì; e, gittatosi a terra in su la sua faccia, s’inchinò per tre volte; poi essi si baciarono l’un l’altro, e piansero l’un con l’altro; e Davide fece un grandissimo pianto. 42Poi Gionatan disse a Davide: Vattene in pace; conciossiachè abbiamo giurato amendue l’uno all’altro, nel Nome del Signore, dicendo: Il Signore sia testimonio fra me e te, e fra la mia progenie e la tua, in perpetuo. (H20-43) Davide adunque si levò su, e se ne andò. E Gionatan se ne ritornò nella città. |