Italian: Giovanni Diodati Bible (1649) 1Ma ora, quelli che son minori d’età di me si ridono di me, I cui padri io non avrei degnato mettere Co’ cani della mia greggia. 2Ed anche, che mi avrebbe giovato la forza delle lor mani? La vecchiezza era perduta per loro. 3Di bisogno e di fame, Vivevano in disparte, e solitari; Fuggivano in luoghi aridi, tenebrosi, desolati, e deserti. 4Coglievano la malva presso agli arboscelli, E le radici de’ ginepri, per iscaldarsi. 5Erano scacciati d’infra la gente; Ei si gridava dietro a loro, come dietro ad un ladro. 6Dimoravano ne’ dirupi delle valli, Nelle grotte della terra e delle rocce. 7Ruggivano fra gli arboscelli; Si adunavano sotto a’ cardi. 8Erano gente da nulla, senza nome, Scacciata dal paese. 9Ed ora io son la lor canzone, E il soggetto de’ lor ragionamenti. 10Essi mi abbominano, si allontanano da me, E non si rattengono di sputarmi nel viso. 11Perciocchè Iddio ha sciolto il mio legame, e mi ha afflitto; Laonde essi hanno scosso il freno, per non riverir più la mia faccia. 12I giovanetti si levano contro a me dalla man destra, mi spingono i piedi, E si appianano le vie contro a me, per traboccarmi in ruina; 13Hanno tagliato il mio cammino, si avanzano alla mia perdizione, Niuno li aiuta; 14Sono entrati come per una larga rottura, Si sono rotolati sotto le ruine. 15Spaventi si son volti contro a me, Perseguitano l’anima mia come il vento; E la mia salvezza è passata via come una nuvola. 16Ed ora l’anima mia si versa sopra me, I giorni dell’afflizione mi hanno aggiunto. 17Di notte egli mi trafigge l’ossa addosso; E le mie arterie non hanno alcuna posa. 18La mia vesta è tutta cangiata, per la quantità della marcia delle piaghe, E mi stringe come la scollatura del mio saio. 19Egli mi ha gittato nel fango, E paio polvere e cenere. 20Io grido a te, e tu non mi rispondi; Io mi presento davanti a te, e tu non poni mente a me. 21Tu ti sei mutato in crudele inverso me; Tu mi contrasti con la forza delle tue mani. 22Tu mi hai levato ad alto; tu mi fai cavalcar sopra il vento, E fai struggere in me ogni virtù. 23Io so certamente che tu mi ridurrai alla morte, Ed alla casa assegnata ad ogni vivente. 24Pur non istenderà egli la mano nell’avello; Quelli che vi son dentro gridano essi, quando egli distrugge? 25Non piangeva io per cagion di colui che menava dura vita? L’anima mia non si addolorava ella per i bisognosi? 26Perchè, avendo io sperato il bene, il mal sia venuto? Ed avendo aspettata la luce, sia giunta la caligine? 27Le mie interiora bollono, e non hanno alcuna posa; I giorni dell’afflizione mi hanno incontrato. 28Io vo bruno attorno, non già del sole; Io mi levo in pien popolo, e grido. 29Io son diventato fratello degli sciacalli, E compagno delle ulule. 30La mia pelle mi si è imbrunita addosso, E le mie ossa son calcinate d’arsura. 31E la mia cetera si è mutata in duolo, E il mio organo in voce di pianto. |